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Sciopero generale: il tempismo ‘perfetto’ dei confederali

sciopero generale

L’evento è fin troppo raro per non sottolinearlo. CGIL e UIL hanno indetto per giovedì 16 dicembre uno sciopero generale di otto ore al fine di protestare contro una manovra considerata socialmente ingiusta. Certo si tratta di uno sciopero tardivo, proclamato d’impulso sotto la spinta di una situazione che sfuggiva di mano dopo che il governo ha rifiutato anche la pur minima concessione nonostante mesi di incondizionato – e imbarazzante, soprattutto per la CGIL – appoggio da parte dei sindacati confederali.

Dopo lo sblocco dei licenziamenti, la soppressione delle misure anti precariato contenute nel Decreto dignità, le misure sulle pensioni – tutte azioni che Draghi ha portato avanti senza pietà da prima dell’estate col silenzio-assenso delle organizzazioni confederali – la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe ora l’indisponibilità del governo per una riforma fiscale che vada a sostenere la classe operaia. Per questa ragione si è optato finalmente per lo sciopero e – qualunque cosa si pensi delle direzioni confederali – uno sciopero generale è pur sempre una buona notizia e va sostenuto, soprattutto nello stagnante mondo della politica e del sindacalismo italiano.

Tuttavia ci si può e ci si deve interrogare sulla sua effettiva utilità, sulle modalità organizzative e sulle reali intenzioni dei promotori. L’ultimo sciopero generale di otto ore in Italia risale al lontano 2014, quando il 12 dicembre CGIL e UIL scesero in piazza contro il Jobs Act; anche allora troppo tardi e a cose fatte, dato che la legge era già stata firmata il 10 dicembre da Napolitano dopo voto favorevole del Parlamento. Anche in quel caso, la CISL si defilava tacciando di irresponsabilità gli altri sindacati; sì, parliamo della stessa Cisl con cui la CGIL ha poi fortemente cercato e infine messo in pratica, dopo averla siglata in occasione del Primo Maggio 2019, la politica – nefasta poiché concepita sotto il segno degli interessi padronali – dell’unità sindacale. Oggi sembra ripetersi lo stesso schema dell’epoca. E le opposizioni in CGIL non lo nascondono:

Meglio tardi che mai, ma lo sciopero dovevamo averlo dichiarato molto prima, anche senza Cisl e Uil. Uno sciopero a ridosso di Natale, il 16 dicembre, a finanziaria quasi approvata, per quanto necessario, rischia di non essere efficace e non aiuta nel rapporto con i lavoratori e le lavoratrici, e con chi giustamente ci chiede: ma stavolta fate sul serio? […] Perché aspettare così tanto? Non ci credo che speravamo davvero che Draghi ci ascoltasse. Abbiamo aspettato, paralizzati, per non rompere l’unità sindacale. Pur sapendo dall’inizio che la Cisl non avrebbe mai scioperato […] [i]

Analisi condivisa dal comitato di fabbrica GKN, gruppo che da mesi sta animando una delle più riuscite resistenze operaie nel paese:

Ma avete avuto torto voi a farvi paralizzare finora dalla CISL, a dirci che eravamo degli illusi a immaginare e a chiedere lo sciopero generale. Ma della nostra ragione e del vostro torto, alla storia non interessa proprio nulla. Lo sciopero generale emerge oggettivamente da una esigenza sociale. E per essere efficace deve essere generalizzato e deve essere un processo. E forse questa data non avrà queste caratteristiche. Ma non ci facevamo alcuna illusione. E per questo noi il 16 scioperiamo, attraversiamo questa data convergendo e insorgendo. E invitiamo tutti a fare altrettanto.

Bloccati da questa politica di unità sindacale, ma a fronte di un inequivocabile attacco governativo, la CGIL, al cui interno albergano ancora anime con ambizioni conflittuali, ripiegava nelle ultime settimane su una “mobilitazione” di facciata, che non contemplava scioperi di sorta. È evidente dunque che l’improvvisa chiamata allo sciopero, generale per di più, senza preparazione adeguata nelle assemblee dei luoghi di lavoro e senza scioperi regionali, abbia colto tutti di sorpresa. Piacevole sorpresa, per chi ancora spera che la CGIL possa riprendere il suo ruolo di sindacato conflittuale di classe e di massa; sorpresa e scetticismo da parte di chi non si fa illusioni sulle strategie dei confederali; sorpresa e sdegno da parte del fronte padronale e della politica istituzionale tutta che ne è emanazione.

Lo scetticismo è giustificato: se davvero i promotori di questo sciopero avessero avuto l’intenzione di fare sul serio, avrebbero già bloccato il paese – come fanno tutti i sindacati che si rispettino nel mondo capitalista, gli esempi del recente movimento sociale in India contro le riforme agrarie liberali e in Francia contro quelle delle pensioni nel 2019 lo dimostrano – in modo da far pesare la forza dei lavoratori in lotta sul tavolo dei negoziati. E magari avrebbero risposto aderendo allo Sciopero generale indetto l’11 ottobre scorso dal sindacalismo di base per la prima volta unito. Sciopero svoltosi con un certo successo nonostante il boicottaggio del fronte confederale troppo preso, a quei tempi, ad appoggiare Draghi.

Tuttavia, il fatto è che lo sciopero generale è oggi in campo come opzione pratica concreta che scompagina oggettivamente il quadro politico. A riprova, basta osservare i commenti istituzionali e il livore che tracima dalla carta stampata, spia di quanto sia arretrato il dibattito italiano e conservatore e paternalistico il fronte istituzionale nei confronti del mondo del lavoro. A onor del vero, paradossalmente ma neanche troppo, è Landini a inaugurare la delegittimazione dello sciopero, quasi scusandosi con Draghi e rigettando, in un impulso populista, tutta la colpa sui partiti che lo sostengono:

Pur apprezzando lo sforzo e l’impegno del Premier Draghi e del suo Esecutivo, la manovra è stata considerata insoddisfacente da entrambe le Organizzazioni sindacali  […] Sono i partiti ad aver bloccato Draghi [ii]

Ciò non impedisce tuttavia a Draghi di sentirsi amareggiato e triste: “Tante risorse per il sociale, il conflitto è ingiustificato”[iii]. Sicuramente egli ne è convinto, probabilmente per “sociale” intende quei “comuni mortali” degli strati borghesi medio-alti di professionisti e piccoli proprietari cui il governo al soldo dei capitalisti non lesina comunque attenzioni e regalie. Mentre le masse di salariati, disoccupati e precari sono invisibili alla sua “benevolenza”, e devono soffrire lo sblocco dei licenziamenti, il lavoro precario, i salari da fame, le minacce di taglio ai sussidi e alle pensioni, nonché aumenti delle bollette.

Ma è la pseudo sinistra istituzionale – PD e satelliti  – a vincere la palma d’oro dell’ipocrisia e del cattivo gusto: essa è “sorpresa e amareggiata” e condanna “questo atto divisivo” come una “sconfitta” perché, parola del PD, “l’ultima cosa di cui il paese ha bisogno è il conflitto sociale”[iv]. Come se non ci fosse già un conflitto sociale in corso nel paese e diretto contro i lavoratori inermi da parte di Draghi, Confindustria e tutto l’arco parlamentare. In realtà essi vogliono semplicemente che i lavoratori non reagiscano e non si difendano, affidandosi paternalisticamente al benvolere degli industriali e dei loro rappresentanti più “umani”. Storicamente questo ruolo è assegnato ai partiti della sinistra riformista, in grado di influenzare i lavoratori e portarli sulla strada sbagliata, cioè quella degli interessi del capitale, ruolo che il PD ha assolto magistralmente negli ultimi anni in particolare. Ora, una momentanea crepa sembra aprirsi tra CGIL e la sua compagine politica di riferimento (evidentemente troppo destrorsa  persino per la dirigenza di destra della CGIL).

Gli unici coerenti sono allora i rappresentanti della destra dichiarata, quella che non ha bisogno di farsi chiamare “centrosinistra” per confondere le acque, i quali lodano la CISL per il senso di responsabilità, mentre condannano i pericolosi “irresponsabili” della CGIL. CISL che si è spinta fino al collaborazionismo supremo, quello di indire una contro manifestazione gialla in sostegno al governo per il 18 dicembre. E ovviamente la stampa borghese che spara a pallettoni contro lo sciopero: ma si sa, il giornalista italiano fa parte di quella specie che ama veder soffrire i poveri e i lavoratori mentre incensa e loda il principe di turno, nella cieca e fedele obbedienza alle direttive dei proprietari di tv e giornali.

Inutile tuttavia indignarsi o fare moralismo. Tutto ciò è normale, non solo perché viviamo in una società capitalistica – in cui gli interessi confliggenti di lavoratori e capitalisti sono strutturalmente sbilanciati in favore di questi ultimi – ma soprattutto nella particolare situazione italiana, in cui regna una borghesia senza il minimo contraddittorio, neanche di facciata, dato che i rappresentanti della sinistra istituzionale e i sindacati confederali hanno abbandonato le ragioni della lotta da tempo. E più questa borghesia viene abituata a disporre di masse di lavoratori obbedienti, sottomessi e senza voce in aggiunta a rappresentanze sindacali e politiche al guinzaglio, più la sua reazione si fa incredula e rabbiosa quando gli schiavi accennano, improvvisamente, ad alzare la testa.

In questo contesto, non certo incoraggiante, la soluzione per una possibile inversione di tendenza rispetto ad anni di sottomissione e inerzia sta, come sempre, nelle mani dei lavoratori stessi, a partire dalle frange più combattive, coscienti e organizzate, ovunque collocate. Nella loro volontà e capacità di mobilitarsi, di dare continuità e organizzazione centralizzata a tutte le mobilitazioni operaie in corso nel paese, di costruire una narrazione del conflitto che sappia coinvolgere tutti gli strati della società italiana, in larga parte, duole dirlo, addormentata e disattenta, verso le ragioni del lavoro salariato e delle sue condizioni.


[i] https://sindacatounaltracosa.org/2021/12/07/sullo-sciopero-del-16-KSD-218662dicembre/?fbclid=IwAR2JmvTEkKvOJyGJI4v1tmdPo255L_NJtDPXnSiOQU8_h-Q70iIy57QZKQ4

[ii] https://www.cgil.it/la-cgil/aree-politiche/segreteria-generale/2021/12/06/news/cgil_uil_proclamazione_sciopero_generale_per_il_giorno_16_dicembre_2021_-1706246/ ; https://www.repubblica.it/economia/2021/12/07/news/landini_sono_i_partiti_ad_aver_bloccato_draghi_-329357753/ 

[iii] https://www.repubblica.it/economia/2021/12/06/news/l_incredulita_di_draghi_tante_risorse_per_il_sociale_il_conflitto_e_ingiustificato_-329216598/

 [iv] https://www.tgcom24.mediaset.it/politica/sciopero-pd-non-possiamo-permetterci-una-stagione-di-conflitti-sociali_42755086-202102k.shtml ; https://twitter.com/alfredodattorre/status/1468155469869072390

 

 

 

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