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La fondazione della NATO

fondazione della NATO

di Alberto Ferretti

Tecnicamente, la NATO oggi non ha ragione di esistere. Per questo è obbligata a inventarsi un nemico al giorno, in modo da giustificare le mire egemoniche dei suoi finanziatori. L’ultima dichiarazione del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg, social-democratico norvegese, secondo le quali la Russia sta destabilizzando l’ordine della sicurezza europea (1) va in questa direzione, applica cioè la linea precostituita dell’identificazione di un nemico a qualunque costo.

Una macchina militare al servizio dei capitalisti

La NATO fu fondata nel 1949 per contrastare la presunta minaccia comunista. Ora, lasciando da parte le farneticazioni dei governanti dell’epoca, che potete trovare in tutti i libri di storia spacciate per verità, la situazione all’epoca era la seguente.

L’URSS era uscita materialmente a pezzi, ma vincitrice eroica della Seconda guerra mondiale: 27 milioni di morti, cioè più del 10% della popolazione, un  inimmaginabile numero di feriti e invalidi di guerra, la parte occidentale dell’Unione completamente rasa al suolo. I Paesi dell’Est erano nella stessa condizione, popolazioni sterminate e territori annientati da una ferocia scientifica mai vista prima.

Dall’altra parte gli USA erano più in forma che mai, non toccati da una guerra lontanissima dai propri territori, guerra che al contrario permise al Paese di uscire tramite l’economia di guerra pianificata da una crisi devastante iniziata nel ’29, e di occupare vaste aree del Pacifico sottratte all’imperialismo giapponese. Gli USA persero “solamente” 400 mila militari e nessun civile nel guerra.

L’Europa occidentale, nella sfera statunitense, era inoltre relativamente in buone condizioni se confrontata all’Europa orientale. La Spagna e il Portogallo collaborazionisti, così come la Francia e l’Italia, sfuggirono alle devastazioni di una vera e propria guerra di invasione, la Germania fu sì bombardata a tappeto e in maniera criminale dagli anglosassoni, ma fu illegalemente esentata dal pagamento delle riparazioni di guerra e poi finanziata dagli USA in funzione antisovietica (3), i Paesi scandinavi e l’Olanda, intatti, la guerra l’avevano vista poi solo dalla parte degli invasori.

In queste condizioni, l’Occidente capitalista, ricco, rafforzato dalla guerra, alla testa del quale si ergeva la prima potenza economica mondiale, in netta posizione di forza, lancia nel 1946 – tramite Churchill e Truman – una feroce campagna denigratoria, demonizzatrice e mistificatoria nei confronti del comunismo e dell’URSS, “minaccia per la pace”, pronta a invaderci al fine di “distruggere la civilizzazione cristiana” (4).

L’URSS distrutta, nel 1946, aveva invece solo bisogno di pace, al fine di ricostruire un Paese prostrato. E credeva di averne diritto, dopo aver pagato un tributo così sanguinoso e immane per la liberazione del mondo dal fascismo. Tutta la sua politica del dopoguerra dell’URSS fu conseguentemente improntata a questa ricerca della pace internazionale, che corrispondeva a un’esigenza vitale e all’aspirazione profonda di evitare in futuro i massacri fascisti vissuti in prima persona sul terreno.

Tuttavia, la minaccia per le classi capitaliste internazionali era concreta, finché per il proletariato europeo l’esistenza di un polo socialista rappresentava un’alternativa, un’opportunità e un baluardo reale al capitalismo. Il mito dell’URSS era talmente vivo tra i lavoratori, il prestigio dell’Armata Rossa talmente riconosciuto, i traguardi sociali del Socialismo talmente evidenti, che le classi dominanti dovevano spendere tutta la propria, immensa, forza economica per infangare l’esperienza socialista e denigrarne i successi ottenuti dal socialismo tra terribili difficoltà.

Quindi il pericolo e la minaccia in effetti esistevano: ma non certo quello che volevano far credere nei loro discorsi, che l’URSS avesse la forza o l’intenzione di invaderci. I nostri governi in realtà temevano a giusto titolo che le forze sociali interne ai Paesi capitalisti occidentali – gli operai, i contadini e i lavoratori – si sollevassero contro la loro dominazione. Vedendo i vecchi dirigenti collusi col fascismo ritornare come niente fosse ai propri posto amministrativi e politici, il nuovo ordine democratico risultava un’estensione e continuazione dei fascismo guerrafondaio appena sconfitto.

E inventarono così, dopo tre anni di isteriche demonizzazioni sulla linea del discorso di Fulton del 46 (5), la NATO, col pretesto della difesa nazionale da una minaccia esterna inesistente, ma in realtà per difendersi dal movimento operaio interno, dalla rivoluzione possibile nei vari Paesi capitalistici occidentali. La NATO era la macchina militare sovranazionale di oppressione anti-operaia, una cappa di ferro messa dagli USA sull’Europa per controllarne lo sviluppo.

In conseguenza nel 1955, dopo che pure la Germania Ovest fu inglobata nell’Alleanza atlantica, giunta quindi fino ai confini dell’Europa socialista, i Paesi socialisti furono obbligati a federarsi intorno al Patto di Varsavia per far fronte alla minaccia della NATO. La NATO che ad esempio alimentava la lotta armata delle bande fasciste separatiste in Ucraina e nei Paesi Baltici, e il terrorismo in Occidente tramite la rete Gladio.  

La strategia della tensione in Italia ne è l’esempio più eclatante: bombe nelle piazze, sui treni, nei cortei sindacali, fascisti armati, il tutto per bloccare l’avanzata dei partiti comunisti. Il sostegno alle dittature fasciste europee – Spagna, Portogallo, Grecia – le stesse che aveva fatto finta di combattere durante la guerra. La messa al bando del partito comunista in Germania Ovest nel 1956 (6). Questa situazione durò finché il Socialismo nell’Est Europa non fu smantellato.

La NATO, che per 50 anni ci aveva in tal modo “difeso dal comunismo” sembrava non avere più senso. Invece, dato il suo carattere profondo di amministrazione militare al servizio della politica del capitale finanziario a guida USA, nuovi nemici sorsero all’orizzone, funzionali alla sua espansione. Negli anni 90 vi furono gli “oppressori dei diritti umani”, e con tale pretesto si distrusse la Yugoslavia, poi la Serbia, vomitando menzogne su Milosevic. Poi “per fortuna” arrivò il terrorismo islamico, che la NATO e la CIA finanziavano in Medio Oriente dagli anni 80 in funzione anti-sovietica; poi la Russia capitalista ebbe la malaugurata idea di ritrovare una sovranità svenduta all’Occidente; per non parlare della Cina che osa svilupparsi in maniera autonoma, mentre noi affondiamo sotto il peso della crisi sistemica del capitalismo.

E allora, come poter fare a meno di un’organizzazione così buona e giusta come mamma NATO, quando queste terribili minacce pesano sulla pace mondiale, quando l’Occidente capitalista deve esercitare il suo dovere di “proteggere il mondo”?



(1) http://www.marx21.it/index.php/internazionale/pace-e-guerra/26612-comunicato-del-comitato-no-guerra-no-nato-sulla-situazione-attuale#
(2)http://www.ticinolive.ch/2016/02/12/guerra-di-siria-la-russia-risponde-alle-accuse-del-segretario-della-nato/
(3) http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/29/grexit-i-governi-tedeschi-non-hanno-mai-pagato-i-loro-debiti/1824300/
(4)http://www.raistoria.rai.it/articoli/churchill-e-il-primo-passo-della-guerra-fredda/12255/default.aspx ; http://www.winstonchurchill.org/the-life-of-churchill/life/in-opposition/qiron-curtainq-fulton-missouri-1946/120-the-sinews-of-peace
(5) http://www.today.it/rassegna/comunisti-mangiano-bambini-stefano-pivato.html
(6) http://www.ilvelino.it/it/article/2003/07/22/1954-bonn-fuori-legge-il-partito-comunista/85eb3b7a-cc64-441e-9637-fbf8e4dcfead/

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