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Corea popolare: tre buone ragioni per una bomba

Corea popolare

di Alberto Ferretti

I benpensanti di destra e di sinistra strepitano dalle loro gazzette e televisioni – dicendosi addirittura pronti a convocare il Consiglio di sicurezza dell’ONU – perché il cattivo di turno, la Repubblica Democratica Popolare di Corea (RDPC), volgarmente chiamata Corea del Nord, ha eseguito ieri un test nucleare, sul proprio (sotto) suolo.

Forse noi siamo troppo ingenui o qualcosa ci sfugge, ma non riusciamo proprio a condividere questa farlocca indignazione planetaria, soprattutto quando gli stessi che si stracciano le vesti non riescono a dire una parola di condanna a proposito delle bombe saudite che fanno strage in Yemen da mesi; su Israele che taglieggia, uccide e imprigiona palestinesi con ogni mezzo e a piacimento; su Kiev che bombarda il Donbass servendosi tra l’altro di milizie nazifasciste, sulla Turchia che sta giustiziando i curdi uno ad uno.

Ipocrisia e doppiopesismo interessato sono alla base di tali geremiadi anticomuniste. Esistono invece tre buone ragioni per cui la RDPC sviluppi un programma militare nucleare:

1) Per non farsi bombardare e invadere da noi, come è accaduto negli ultimi 25 anni a Panama, Irak (2 volte), Serbia, Afganistan, Libia, Siria. Tutte nazioni sprovviste di armi nucleari, tutte nazioni distrutte o occupate.

Noi: ovvero il blocco imperialista costruito intorno alla potenza militare USA/NATO, cristallizzato sugli interessi economici predatori delle borghesie occidentali che stanno cercando di riconquistare con la violenza le posizioni perdute il secolo scorso.

Posizioni perdute da una parte nei confronti delle classi lavoratrici, a causa delle concessioni che dovettero fare al proletariato – vedi alla voce Stato sociale, che perisce sotto l’attacco odierno delle politiche di austerità – per sostenere il confronto coi sistemi comunisti dell’epoca.

Dall’altra, nei confronti dei Paesi che si sono liberati nel corso del XX secolo dal nostro giogo coloniale. L’aver sottratto la loro economia dalle grinfie dei mercati è una colpa che stanno però pagando cara, la loro insubordinazione è punita con le aggressioni di cui sopra.

L’unico Paese socialista in grado di resistere senza atomica fu Cuba, la quale ha giovato però dell’ombrello nucleare sovietico dopo che l’invasione imperialista fallì sulla Baia dei Porci. Da allora non si è più osata l’avventura militare, visto il prestigio di cui gode la Rivoluzione cubana e soprattutto la graduale de-priorizzazione dell’America Latina dall’agenda USA, più interessata al Medio Oriente e alla Cina.

L’Iran infatti, che fa gola ai banditi in quanto ricco di petrolio da depredare, è stato messo all’indice agli inizi del 2000 per il suo programma nucleare, e gli scienziati che vi lavoravano sono stati assassinati in serie dai nostri servizi segreti. Atti di puro terrorismo, lo stesso che gli USA hanno applicato contro Cuba con un bilancio ad oggi di più di 3000 vittime. (1)

Lo sviluppo della bomba iraniana impedirebbe l’invasione occidentale in agenda da anni, ma col recente abbandono del programma in cambio dell’alleggerimento delle sanzioni economiche, l’Iran ha probabilmente firmato la propria condanna a morte.

2) Per reagire al dispositivo atomico dispiegato e operativo a due passi dai propri confini. Grazie al servilismo del governo del Sud nei confronti degli USA, la RPDC subisce regolarmente le manovre militari “congiunte” USA/Corea del Sud, ma in realtà sotto comando degli Stati Uniti, i quali occupano il Sud della penisola dal 1945. Tale dispositivo dispone di un forza di fuoco incomparabilmente superiore per qualità e quantità a quello che la RPDC potrà mai sviluppare e contro il quale è obbligato a fronteggiarsi.

Chiaro si tratti di una forza ostile, di una minaccia, poiché i collaborazionisti del Sud sono agli ordini del Pentagono, e per chi lo avesse dimenticato gli USA hanno già bombardato il Nord del Paese tra il ‘50 e il ‘53 causando tre milioni di vittime civili, mentre non smettono di fare dichiarazioni minacciose e politiche ostili nei confronti della RPDC.

Ora, immaginate la reazione degli Stati Uniti se una potenza ostile e superiore, già responsabile di un’aggressione sanguinaria, dispiegasse tutta la propria potenza di fuoco a 5 chilometri da Manhattan e periodicamente facesse sfoggio dell’arsenale e dei suoi piani di guerra con manovre militari navali e di terra dal Canada?

Lasciamo a voi la risposta, basta tenere conto che a parti inverse è ciò cui è confrontata la RDPC da 60 anni. Si chiama assedio.

3) Per una questione di uguaglianza: osservazione di carattere più generale, ma non per questo meno legittima. Perché mai infatti la Francia ha il diritto di devastare un atollo tropicale conquistato con la violenza coloniale al fine di testare la bomba a idrogeno, Israele e il Pakistan la libertà di sviluppare tecnologie nucleari, gli USA la possibilità di dispiegare migliaia di testate al di fuori dei propri confini – e a ridosso di ogni Nazione consideri ostile – mentre altri Paesi, come la RPDC, no?

E perchè mai, se Hollande, Obama e Renzi fanno affari coi Paesi del Golfo – sostenendoli in ogni modo, anche quando l’Arabia Saudita decapita oppositori mentre siede alla presidenza della commissione ONU ai diritti umani – noi non dovremmo sostenere la RDPC?

Essa si è dimostrata infinitamente più progressista e democratica dei nostri più fedeli alleati; non ha mai invaso né aggredito alcun Paese, né mostrato instenzione di farlo; istruzione e sanitá sono gratuite e per tutti; il lavoro assicurato, così come è rispettata l’uguaglianza tra uomini e donne; l’aborto e il divorzio sono tutelati dalla legge; la separazione Stato e Chiesa è effettiva, i rappresentanti di 5 partiti sono regolarmente eletti a tutti i livelli delle assemblee popolari che costituiscono la rete politico-amministrativa del Paese.

Per quanto sia indigeribile alle anime belle del pacifismo astratto e idealista, la padronanza della bomba a idrogeno garantisce alla RPDC la sopravvivenza in quanto Stato sovrano, la sicurezza dei suoi cittadini dalle incursioni barbariche delle potenze occidentali. La storia insegna che l’imperialimo non lascia la preda finché non è a terra esangue: criminale non è provvedere a difendersi, ma non tener conto del pericolo e non agire in conseguenza.

A maggior ragione in questo caso, visto che gli USA sono l’unico Paese ad aver usato l’atomica nella storia, senza logica militare dato che il Giappone era pronto a capitolare nel ’45. Più di 200.000 civili a Hirshima e Nagasaki furono invece sacrificati al solo fine di mandare un messaggio all’URSS, la quale, sviluppando l’atomica nel ‘49 in risposta a tale minaccia, salvò le 15 Repubbliche sovietiche dalla distruzione nucleare progettata a suo tempo dallo Stato Maggiore americano. (2) 

Per concludere

Quello che non viene mai detto è che nonostante la distruzione di cui fu vittima, la RDPC degli anni ‘60-‘70 aveva costruito un’economia e una società infinitamente più ricca, sviluppata e progredita di quella del Sud, il quale era avviluppato da una dittatura fascista pro-giapponese sotto tutela USA, le cui vestigia permangono ancor oggi: divieto di attività sindacale (3), divieto di aborto, liquidazione dei partiti di sinistra, dove i figli dei dittatori fascisti dell’epoca si fanno rieleggere senza problemi, prigionieri politici liberati da poco, molti dei quali rifugiati al Nord.

Dopo la caduta del Muro però, l’economia della RPDC subì un tracollo devastante, poiché perse lo sbocco di mercato e gli scambi col mondo socialista da cui dipendeva. La miseria si generalizzò ben più di quanto accada oggi in Grecia o Portogallo. Ma nonostante ciò decise di resistere senza svendersi ai Paesi capitalisti.

E in questa resistenza, nelle difficili condizioni impostegli, può certamente aver commesso molti errori – e non intendiamo qui idealizzare il modello politico-sociale che ne è derivato – ma tra questi errori non è certamente annoverabile la sua politica di difesa militare, perfettamente adeguata alla situazione d’urgenza in cui il Paese vive dal ’89, e a cui tutto è stato subordinato. Si può criticare tale scelta politica, ma è la scelta politica elaborata da uno Stato sovrano per garantire la propria sopravvivenza in un contesto che, a torto o ragione, le sue istanze dirigenti percepiscono come profondamente ostile.

Da marxisti, il nostro giudizio si basa e deve basarsi sul contesto storico, sulle oggettive condizioni economiche, sulle contingenze politiche, sullo studio della situazione concreta in relazione all’ambiente che circonda la RDPC e alle realistiche opportunità di sviluppo offerte al Paese compatibilmente al mantenimento del suo modello socialista, e non sugli schemi astratti e tendenziosi professati da coloro che usano la retorica della democrazia e della libertà per spargere guerre, terrorismo e oppressione delle classi popolari.

Giudicheremo in particolare la RPDC sulla base delle conclusioni del prossimo Congresso del Partito del Lavoro, il primo dal 1980, questa sì una buona notizia dopo anni di ossificazione intorno allo stato d’urgenza, alla figura carismatica del leader, all’autarchia, che hanno ridotto di molto la qualità democratica della vita del Partito e dello Stato.

Kim ha annunciato nuove riforme economiche, al fine di recuperare lo standard di vita perduto nel corso degli anni ’90. Vedremo come questa linea si declinerà in termini concreti e se la nuova classe dirigente sarà in grado di mettere il Paese sui binari di un nuovo e duraturo sviluppo economico.


(1) http://www.italia-cuba.it/cuba/terrorismo%20USA/terrorismo_a_cuba.htm

http://ancorafischia.altervista.org/29210-2/

(2) http://lastella.altervista.org/1956-usa-distruggere-popolazioni-civili-con-attacchi-nucleari/

http://www.tribunodelpopolo.it/churchill-il-democratico-che-voleva-latomica-su-mosca/

https://aurorasito.wordpress.com/2015/08/22/operazione-impensabile-subito-dopo-la-seconda-guerra-mondiale-gli-stati-uniti-pianificarono-un-massiccio-attacco-nucleare-allurss/

(3) http://www.cgil.it/news/Default.aspx?ID=23551

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