La reazione è passata al contrattacco. I gruppi jihadisti e i loro sponsor del Golfo, destabilizzati dal recente intervento russo in Siria, non hanno intenzione di perdere il bottino per il quale stanno lottando da 5 anni. Dopo l’attentato all’aereo russo nel Sinai e le due autobombe di giovedì a Beirut, i circoli reazionari – cristallizzati intorno agli apparati USA, ai monarchi del Golfo e ai fascisti turchi – hanno scatenato gli squadristi islamici per mettere sotto scacco l’Europa.
Nel mirino Parigi, dove si è svolto ieri sera un attacco militare in piena regola, altamente coordinato, attuato da professionisti così ben addestrati da sembrare membri dei corpi speciali, nel miglior stile della strategia della tensione, rivestita dall’involucro islamista.
Questa operazione invia ai governanti francesi e tedeschi – presenti allo Stade de France quando i primi kamikaze si sono fatti esplodere, e che da settimane cercano di sganciarsi dalla guerra per procura che gli USA conducono contro Assad – un messaggio chiaro: ciò non è permesso. I terroristi e i loro padroni inducono così le potenze europee, compromesse con gli estremisti islamici, ma riluttanti ad attaccare la Siria (e piuttosto obbligate a praticare interventi cosmetici contro l’ISIS per non sembrare seconde alla Russia), a muovere le cannoniere verso Est.
Ma perché ancora la Francia? Non dimentichiamo che il più grande contingente di terroristi occidentali in Siria è quello francese, e che la Francia è la più attiva sostenitrice del terrorismo di matrice salafita in chiave neo-coloniale. Il terrorismo esportato in Siria, Libia e Iraq, si è rivoltato contro chi l’ha foraggiato: esso non è un’arma che si possa usare per poi mettere da parte come se niente fosse.
Il fatto che gli USA ci trascinino in guerra contro la Russia facendo dell’Europa – dall’Ucraina a Parigi – il loro campo di battaglia, sembra condannare i governi europei all’irrilevanza: o partono in guerra, o esplodono le bombe e il terrore nelle strade delle loro città. L’Europa, complice ma subalterna, è a tal punto debole e ricattabile.
E ora Hollande, piegato dagli eventi, si dichiara pronto alla guerra: ma di quale guerra sta parlando? Di invadere forse la Turchia, membro della NATO e addestratore dell’ISIS, o l’Arabia Saudita ideologo e cassaforte dei tagliagole, o il Quatar, al contempo sostenitore dei terroristi e proprietario del Paris Saint Germain e del colosso mediatico francese BeIn Sport?
No di certo, gli interessi economici coincidono, la collusione tra i potentati economici occidentali e le aristocrazie feudali del Golfo è oggettiva. Una sola guerra è concessa all’Europa: quella contro la Siria. E questo a causa delle ambiguità della sua politica neo-coloniale dal rovesciamento di Gheddafi in poi, mentre alle masse traumatizzate si racconterà la favola della lotta all’ISIS quando invece, di fatto, lo usiamo come forza ausiliaria dei nostri piani geopolitici e economici.
Se l’intervento russo ha avuto il merito di capovolgere la situazione internazionale a favore delle forze progressiste anti-islamiste, smascherando la CIA come fomentatore diretto della ribellione, ha però sconvolto i piani guerrafondai dei conglomerati industrial-finanziari che necessitano di inglobare la Siria.
Dopo questo 13 Novembre parigino, i nostri governi saranno obbligati ad attuare sotto il ricatto terroristico dei nostri « alleati pericolosi » – colpevolmente arruolati per la nostra crociata contro i regimi laici e anti-coloniali del Medio Oriente – l’escalation militare in Siria. La Francia e gli USA sono ormai a un bivio strategico: o invadono il Paese e rovesciano Assad ; o si alleano con la Russia, la Siria, l’Iran, la Cina, le forze curde e Hezbollah per liquidare Al Qaida, Al Nusra e lo Stato Islamico, a costo di far inferocire l’Arabia Saudita, la Turchia, il Quatar e Israele. Purtroppo è facile prevedere quale scelta irresponsabile per la pace mondiale farà Hollande.
Deve essere dunque chiaro che gli stessi che in Siria chiamiamo ribelli, gli stessi che abbiamo armato per rovesciare Gheddafi, gli stessi gruppi sostenuti dagli alleati dei nostri governi per i loro giochi sporchi in Medio Oriente, gli stessi fanatici sono stati usati a Parigi per ricattare governanti europei compromessi col terrorismo internazionale e spingerci al conflitto globale. Si chiama strategia della tensione, e purtroppo ha sempre funzionato.
Le classi lavoratrici devono opporsi alla guerra che i circoli più reazionari dell’imperialismo preparano alle nostre spalle; ciò equivale a opporsi al terrorismo che essi useranno inevitabilmente come pretesto per preparare il nuovo grande massacro del secolo.
O la guerra o le bombe e il terrore nelle strade, ecco cosa il capitalismo offre oggi come opzione ai lavoratori e alle masse.
Non c’è pace per chi non vuole pace, e l’imperialismo non contempla l’opzione della pace.
Il Capitalismo spinge tutti all’autodistruzione.
E l’ha già dimostrato due volte nella storia: nel 14 e nel 39. Le stesse cause producono sempre gli stessi effetti, si prepara la terza guerra imperialista mondiale
Ma guarda, una guerra mondiale come la intendi, sarebbe la fine del Pianeta. Oggi la guerra, salvo le tragedie come quella di Parigi, è finanziaria…
Per ora certamente, la guerra finanziaria genera però guerre locali diffuse e alimenta la possibilità di “incidenti” tra grandi potenze….
[…] Le strutture oggettive del mondo stanno cambiando e i frutti delle rivouzioni anti-coloniali stanno modificando in profondità gli equilibri del globo. Purtroppo, mentre in Oriente si intravede un barlume di progresso, la furia omicida del capitalismo sta distruggendo il Medio Oriente servendosi di tutti i mezzi, dalle bombe al terrorismo islamico. […]
[…] Guerra per procura in Siria attraverso il finanziamento da parte dei Paesi del Golfo e della Turchia ai gruppi terroristici « ribelli » siriani, allo scopo di isolare l’Iran e proteggere Israele. In questo contesto prende vigore il terrorismo di matrice salafista che insanguina anche l’Europa. […]
[…] quale faccia può Hollande piangere i 130 giovani e lavoratori assassinati nei caffé di Parigi il 13 novembre, mentre traffica come un venditore di tappeti tra Ryad e Doha insieme ai mandanti […]